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articolo del 08 Febbraio 2020 a cura di Claudia Morelli

Sono più che quadruplicate le cause per responsabilità civile degli avvocati per errori materiali sul processo civile telematico. Da 70 cause all’anno si è passati a 300-400. Non si tratta di negligenza e tanto meno di imperizia, ma di errori materiali di “distrazione”.

Sono più che quadruplicate le cause per responsabilità civile degli avvocati per errori materiali sul processo civile telematico. Da 70 cause all’anno si è passati a 300-400. Le cause? Non si tratta di negligenza e tanto meno di imperizia, ma, appunto, banalmente di errori materiali di «distrazione» da parte dei legali anche solo nella scelta del file da depositare tramite il Pct. Una evenienza non coperta dalle tradizionali polizze assicurative, spesso distratte sui temi di innovazione, dal più banale al più complesso, come per esempio quello della cyber security della banca dati dello studio legale. Il dato è stato riferito ieri dal presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma, Antonino Galletti, in occasione del convegno organizzato dai giovani avvocati di Aiga e da Fondazione Tommaso Bucciarelli «Giustizia Predittiva: intelligenza artificiale, processo, dati». Esso proviene dalla XIII sezione civile del tribunale di Roma, che si occupa di responsabilità civile. «L’avvocatura deve ragionare su questi aspetti. L’innovazione pone anche un problema di formazione, che deve essere affrontato», ha detto Galletti. D’accordo il presidente Aiga: «Un nuovo ciclo di studi in giurisprudenza e la formazione sono nel programma Aiga del prossimo futuro», ha evidenziato Antonio De Angelis.

Vista in prospettiva digitale e di applicazione di sistemi di intelligenza artificiale alla giustizia e alla attività legale, peraltro, la questione della responsabilità da parte di magistrati e avvocati nel caso di utilizzo di tool e piattaforme assume altri e più delicati aspetti; esattamente come quella «democratica» della conoscibilità, tracciabilità e imputabilità dei processi automatizzati di decisione, come è emerso approfonditamente dall’evento. «Aiga vuole inaugurare un percorso di approfondimento e di formazione su questi temi, anche multidisciplinare», ha indicato Valentina Billa, componente del comitato direttivo e coordinatrice dei lavori. Il progetto sarà condotto da Aiga e dalla Fondazione Bucciarelli, presieduta da Giovanna Suriano.

Il presidente del Cnf, Andrea Mascherin, ha detto di temere la «smaterializzazione del processo. Va salvaguardata la dialettica e la prossimità della giurisdizione». Mentre Giovanni Malinconico, presidente dell’Organismo congressuale forense, ha focalizzato la sfida: «L’algoritmo processa dati. L’avvocatura dovrà spostare il fulcro di analisi dalla sola norma anche al dato e al processo». La centralità del dato, ossia del documento giuridico/giudiziario almeno in un primo momento, è stata evidenziata da Claudio Castelli, presidente della Corte d’appello di Brescia, che sta conducendo una istruttoria per una banca dati intelligente: «Tra le altre necessità, è fondamentale che i dati inseriti siano certificati e completi. Io credo in un progetto pubblico, nel quale siano caricare tutte le sentenze emesse anonimizzate, accessibile non solo agli operatori ma anche agli utenti». Per ora, però, i progetti istituzionali di ministero della giustizia e del Consiglio superiore della magistratura si sono indirizzati in altre direzioni, anche se va detto che a via Arenula è in corso un processo di reingegnerizzazione dei sistemi che ruota (dovrebbe) attorno alla condivisione dei dati. Enzo Maria Le Fevre Cervini ha portato il punto di vista Ocse, raccontando alcune esperienze pubbliche sud americane, paradossalmente (verrebbe da commentare) molto attente alla tutela dei diritti: «Prometeia è un tool che opera nel settore giustizia ma progettato con whitebox, senza storage di dati e senza sostituzione del giudice». Il tema della sostenibilità digitale è complesso. Alcune aziende lo affrontano anche dal punto di vista educativo. Per esempio la società di data science Energy way. Si può, quindi.