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articolo del 13 Marzo 2022

a cura di Paolo Ottolina

L’antivirus russo e le parole al Corriere del sottosegretario con delega alla Sicurezza Nazionale. L’esperto Giustozzi: «Il rischio è che possa far passare “apposta” un malware creato da Mosca. Ma il problema è più ampio ed è di sovranità digitale dell’Europa»

Si apre, o meglio si riapre il caso dell’antivirus russo Kaspersky, dopo l’intervista del Corriere a Franco Gabrielli. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza nazionale, rispondendo a Giovanni Bianconi, dice: «Dobbiamo liberarci da una dipendenza dalla tecnologia russa. Per esempio quella dei sistemi antivirus prodotti dei russi e utilizzati dalle nostre pubbliche amministrazioni, per evitare che da strumento di protezione possano diventare strumento di attacco»

(omissis)

Fermi restando i grandi scenari, che non possono essere risolti in pochi giorni, cos’è meglio fare con l’antivirus Kaspersky? Una “pistola fumante” non è mai stata trovata e l’azienda russa da parte sua afferma in una nota: «Kaspersky è una società internazionale privata e non ha legami con nessun governo o agenzia governativa. È orgogliosa di cooperare con le autorità di molti Paesi e con le forze dell’ordine internazionali nella lotta contro il crimine informatico».
Riprendendo il discorso di Giustozzi, tuttavia, è bene ricordare che, almeno nell’ambito degli anti-virus, esistono prodotti di valore sviluppati da aziende dell’Unione europea.

(omissis)

C’è anche un antivirus tutto italiano, di buona tradizione: Vir.It della padovana Tg Soft (clicca sul testo per maggiori informazioni). Le alternative, almeno per noi utenti domestici, non mancano di certo.

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